mercoledì 2 maggio 2018

UN PLAGIO ALLA SETTIMANA - 3

di ANTONIO SALTINI

 


Dopo le mie rimostranze per la sussistenza, tra le segnalazioni di Google di articoli o stralci a mio nome, di decine di migliaia di plagi (su oltre 200.000 segnalazioni) il numero delle citazioni di lavori a mia firma è stato ridotto, dai curatori del supermarket dell'informazioni planetaria, di oltre 160.000 citazioni. Felicemente la riduzione ha determinato quella dei plagi, suggerendo, peraltro, nella riduzione, un inequivocabile "avvertimento" (ricordiamo che le star del business americano si sono allattate alla cultura di Castellammare del Golfo, più piccola di Palermo ma patria dei veri padroni di Chicago).
I numeri insinuano,peraltro, il dubbio che dalla pubblicazione dei plagi di Antonio Saltini qualcuno traesse qualche vantaggio. Rifiuti i plagi? Ti cancelliamo 160.000 citazioni. Business is business, soprattutto se la cultura sia quella importata, con le fumanti navi di emigranti, da Bagheria, Corleone e Salemi, patria dei cugini Salvo, dall'intera Sicilia considerati i proconsoli di Andreotti, eliminati dalla lupara entro una settimana dall'eclisse politica del presunto padrone. A computi precisi non ho dedicato, posso dichiarare, né tempo né interesse. Una semplice scorsa mi ha dimostrato che i plagi sarebbero, ancora, centinaia. Un giorno impegnerò qualche ora in un esame più circostanziato, e valuterò se plagiatori e plagi meritino qualche attenzione.
Rinviando, comunque, l'analisi statistica, reputo significativo segnalare ai lettori come il plagio non sia che uno dei volti dell'informazione italica, pronta, a quanto pare, ad avvicinarsi alquanto di più all'autentico esercizio delinquenziale.
Il fatto: negli ultimi mesi ho ricevuto, anche da persone solo casualmente incontrate, vivaci complimenti per la vecchia casa che, sull'Appennino, ho acquistato ormai prossima al crollo, nel 1986, e, avvalendomi del più prestigioso tecnico del borgo più vicino, Fanano, e dei valenti ragazzi cui il medesimo affidò i lavori, ho riportato all'aspetto originario. Non era la casa di una famiglia contadina, ma di un capomastro che aveva lavorato con distinti architetti sulle colline pistoiesi e lucchesi, un autentico maestro di architettura montana, che aveva fatto della "sua" casa un gioiello del genere. 
I complimenti non potevano non suscitare la mia incredulità: in quella casa ho sempre vissuto solo, scrivendo i miei volumi di storia della scienza ed i miei romanzi. I pochi amici venuti a farmi visita i complimnti li avevano proposti personalmente. Non potevo, quindi, non chiedere, sorpreso, quando e come fossero entrati a visitare, come era evidente avessero visitato, cantina, bagno, camere da letto e soffitta. La risposta unanime: avevano assistito ad un documentario televisivo che della casa descriveva ogni dettaglio. L'assoluta identità del filmato alla realtà della costruzione era attestato, inequivocabilmente, dalle dichiarazioni di uno dei tecnici che avevano partecipato al restauro, che mi assicurava la perfetta corrispondenza di caminetti, stipiti, architravi, impiantiti di castagno e sportelli di larice a quanto aveva valutato, al tempo, professionalmente.
Del filmato qualcuno ricordava perfettamente la trasmissione che lo aveva proposto, la data ed il nome del distinto cineasta. Nonostante qualunque sforzo della memoria io ero certo, invece, che, da interi decenni, nessuno fosse entrato in quella casa con apparecchiature fotografiche, salvo un amico lombardo che, a due riprese, usò un apparecchio fotografico in quei locali, realizzando una sequenza di cui possiedo copia, che non corispondeva assolutamente a quanto mi veniva riferito essere stato proiettato. Se, eventalmente, Silvio avesse ceduto la pellicola ad una rete televisiva non avrebbe mancato, per l'assoluta correttezza della persona, di informarmene.
Si trattava, palesemente, di una violazione di domicilio da parte di un operatore che, palesemente, abile fotografo, dovevo presumere tanto più abile come topo di appartamenti. Chi mi aveva fornito le informazioni più dettagliate sul filmato aveva altresì proclamato che il direttore della trasmissione fosse autentica star del giornalismo della città di Sandrone, ciò che moltiplicò la mia sorpresa: oltre che di nume del giornalismo modenese il maestro aveva dimostrato l'abilità di autentico professionista nell'intrusione nei domicili altrui. La mia vecchia casa sorge a lato di quella di un allevatore -boscaiolo che carica sul rimorchio, con un colpo di reni, ceppi che superano il quintale: fosse stato presente, in quanto somma autorità del borghetto non avrebbe mancato di frizionare vigorosamente il culo del maestro di giornalismo con la forca estratta dal letamaio, eseguendo, sulle candide natiche, il più elegante piercing scarlatto mai ammirato dai cultori della pratica.
Maestro di giornalismo o maestro di spedizioni in case altrui? Dall'evidenza del filmato, e dall'abilità nella scelta del momento in cui il vicino fosse tra i boschi, palesemente un artista in entrambe le specialità. Un gigante dell'informazione che può vantare, come vantò, trent'anni addietro, il direttore del più venduto tabloid britannico: "We know that British press is pure merde, but I am sure I can proclaim that our paper is la crème de la merde" Reputo sarebbe il più adeguato degli aforismi sulla prima pagina della trasmissione del visitatore abusivo di dimore altrui.
Per il quale, a conclusione di questa epistola di congratulazioni, trascrivo il toast (saluto) del più autorevole giornalista americano degli anni 50, caporedattore del NY Times e presidente dell'associazione della stampa della Confederazione (almeno un gradino più in alto del nume del giornalismo sandronesco) il giorno in cui salutò i colleghi giunti ad onorarne, al termine della presidenza, il prestigio, dalla California, dall'Alaska, dall'Oklahoma e dalle Haway (come, a onorare il finale del nostro nume, giungeranno schiere di illustri cronisti da Camposanto, S. Antonio Sozzigalli, Budrione e Ravarino.

"The Media are Whores"


"There is no such thing at this date of the world's history, in

America, as an independent press. You know it and I know it.

"There is not one of you who dares to write your honest opinions,

and if you did, you nknow beforehand that it would never appear in

print. I am payed weekly for keeping my honest opinion out of the

paper I am connected with.

"Others of you are payed similar salaries for similar things, and

any of you who would be so foolishas to write honest opinions

would be out on the streets looking for another job.

"If I allowed my honest opinions to appear in one issue of my

paper, before twenty-four hours my occupation would be gone.

"The business of the journalist is to destroy the truth, to lie

outright, to pervert, to vilify, to fawn at the feet of mammon,

and to sell his country and his race for the dayly bread.

"You know it and I know it, and what a folly is this toasting an

independent press? We are the tools and vassals of rich men

behind the scenes.

"We are the jumping jacks. They pull the strings and we dance.

Our talents, our possibilities, and our lives are all the

property of other men

"We are intellectual prostitutes."


John Swinton

New York Press Club 1953

Probabilmente il maestro di giornalismo modenese non credeva che un collega americano avesse scritto, sessantacinque anni addietro, il suo profilo etico con tanta inequivocabile precisione. 


Antonio Saltini
Docente di Storia dell'agricoltura all'Università di Milano, giornalista, storico delle scienze agrarie. Ha diretto la rivista mensile di agricoltura Genio Rurale ed è stato vicedirettore del settimanale, sempre di argomento agricolo, Terra e Vita. E' autore della Storia delle Scienze Agrarie opera in 7 volumi.

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